Castelli e Chiese
Esplora la storia e la bellezza della Val di Pierle. La Valle è ricca di chiese storiche e castelli affascinanti, testimoni di un passato ricco di cultura e tradizioni. Scopri i luoghi che raccontano la nostra storia.
Il Castello o la Rocca di Pierle
La Rocca di Pierle, situata a 16 km a est di Cortona, è un castello che sorge sulle rovine di una struttura più antica documentata già nel 1098. Originariamente appartenente ai Marchesi di Santa Maria, passò nel tempo sotto il controllo di diverse famiglie e istituzioni, inclusi gli Oddi di Perugia e i Casali di Cortona, che nel 1371 ricostruirono il castello.
La Rocca aveva una struttura imponente con alte mura, torri di vedetta e un palazzo signorile di sette piani, progettato con grandi volte in pietra calcarea e strutture in legno. Nel corso dei secoli, il castello fu teatro di eventi drammatici, come la detenzione e l’esecuzione di 60 congiurati nel 1387. Nel 1411 passò alla Repubblica Fiorentina e nel 1576, per ordine del granduca Francesco de’ Medici, fu distrutto parzialmente per impedire che diventasse rifugio di malfattori. Oggi si presenta come un rudere, con parte delle mura e delle torri ancora visibili, insieme a dettagli architettonici come feritoie, condotti per l’acqua e tracce del ponte levatoio.
La Rocca domina la Val di Pierle con una posizione strategica che permetteva il controllo del territorio e una difesa condivisa con i castelli vicini, come Sorbello e Reschio. Le case intorno al castello furono costruite con materiali recuperati dalle sue rovine, un segno della mancata protezione e conservazione. Nonostante il degrado, il castello conserva un’aura austera e orgogliosa, evocando la sua passata gloria architettonica e militare.
Maggiori notizie sulla storia, la costruzione e lo stato attuale della Rocca si possono reperire a questo link.
Il Castello di Lisciano
Il castello di Lisciano, che può essere definito il "Nido d'Aquila" per la sua posizione dominante sulla valle, ha origini che risalgono probabilmente all’Alto Medioevo, al tempo del Corridoio Bizantino. Situato strategicamente di fronte alla Rocca di Pierle, controllava la valle al confine con i domini longobardi. Nel XI secolo era un castello dei Marchesi di Toscana e passò nel 1202 a Perugia, per poi essere riscattato dai fratelli Casali di Cortona nel XIII secolo.
Nel 1479 divenne rifugio dei sostenitori di Carlo Fortebraccio, poi sconfitti dal protonotario pontificio Bernardo Savelli. Tra i fatti tragici della sua storia, nel 1527 il castello fu teatro di un massacro perpetrato da Prospero della Cornia, probabilmente su mandato della famiglia Baglioni.
Col tempo, l'insediamento urbano si spostò verso valle nel frattempo bonificata e il castello, che era sede del comune, si spopolò. Oggi conserva una parte della cinta muraria, la chiesa di San Tommaso, e alcune strutture medievali e rinascimentali. Nel XIX secolo il centro amministrativo si trasferì a valle, dando origine all'abitato col nome attuale di Lisciano Niccone.
Il Castello di Sorbello
Il castello di Sorbello, appartenuto ai Marchesi Bourbon, è un palazzo signorile con torre, privo di mura di cinta ma dotato di due maestosi ingressi e una scala centrale che illumina un ampio cortile. Situato nel feudo storico del Marchesato di Sorbello, il castello è citato nel 1007 in un contratto tra i Marchesi Bourbon e Città di Castello. Costruito in una posizione strategica, il castello domina vasti possedimenti ed è circondato da ruderi di edifici più antichi che potrebbero risalire a una residenza originaria sulla vetta del Montaccio.
Il feudo di Sorbello, godeva di autonomia, con amministrazione della giustizia civile e criminale e rogiti di contratti pubblici riconosciuti da altri governi. Dopo l’abolizione dei feudi con il trattato di Vienna del 1815, i Bourbon tentarono di riaffermare il loro controllo, ma nel 1819 il governo toscano prese pieno possesso di Sorbello, annettendolo al Granducato di Toscana.
Nonostante i conflitti, Sorbello ha resistito al tempo ed è oggi l’unico castello cortonese ancora abitabile. Gli elementi architettonici riflettono secoli di storia: resti di muraglie del X secolo, bastioni del XVI, merli a coda di rondine, un androne, prigioni, e uno scalone centrale. Degni di nota sono il mastio del XIV secolo e la cappella barocca al piano terra, con un altare principale dedicato a Sant’Andrea. L’insieme architettonico, sobrio ma imponente, racconta una storia di solennità e potere, alternando elementi di ferocia e raffinatezza. Oggi, Sorbello è un monumento di interesse storico, ma anche un esempio tangibile della capacità di adattamento e conservazione nel corso dei secoli, rendendolo un importante riferimento per studiosi e visitatori. Questo link alla Fondazione Ranieri di Sorbello mostra uno splendido filmato del palazzo e le modalità di prenotazione di visite guidate.
Il Castello di Reschio
Il Castello di Reschio, situato in un abbassamento del Monte Tisciano e circondato da fertili pianure, è cinto da alte mura e dotato di un palazzo signorile con torri. Al suo interno si trovano le antiche carceri feudali, e l’unico ingresso è una grande porta. La posizione panoramica offre una vista sugli Appennini, con il sole che lo illumina dall’alba al tramonto.
Nel 1313 il castello fece lega con altri comuni per distruggere il Castello di Fiume, ma ciò suscitò l’ira di Perugia, che obbligò a ricostruirlo. Nel tempo passò di mano tra diverse famiglie: nel 1384 era posseduto dai Montemelini, venne preso nel 1455 da Mariotto da Montone, riconquistato da Perugia, e successivamente ceduto a Braccio Fortebraccio. Nel 1500 risultava nuovamente dei Montemelini. Nel 1601 il castello passò alla famiglia Cesi grazie a una donazione del vescovo di Todi, Angelo Cesi, al pronipote Chiappino.
Successivamente, il castello passò ai Marchesi Bichi Ruspoli di Siena e, alla fine del XIX secolo, al Marchese Forteguerri. Infine, la proprietà fu ereditata dal dottor Cenciarini di Torrita. L'attuale proprietario, il conte Antonio Bolza, ha splendidamente restaurato il castello e numerosi casali della proprietà che sono diventati meta di un turismo di lusso. L'hotel ha conseguito importanti riconoscimenti internazionali, ad esempio le tre chiavi della guida Michelin.
Papa Leone nacque probabilmente nella Val di Pierle alla fine del IV secolo e morì a Roma nel 461. Secondo il Rossi, fu il 46º pontefice e figlio di Quinziano. Fu eletto papa il 29 settembre 440 e governò la Chiesa per circa 21 anni, affrontando tempi difficili segnati dalla decadenza dell’Impero Romano, l’avvento del Cristianesimo e le invasioni barbariche. Scrisse numerosi sermoni, trattati e lettere per difendere la Chiesa dagli eretici e convocò concili importanti, tra cui quello di Calcedonia. Il famoso incontro con Attila lo rese celebre, e tradizioni locali lo collegano alla Val di Pierle. Tuttavia, altre città come Anghiari e Volterra rivendicano i suoi natali. Nella Rocca di Pierle esisteva una chiesa dedicata a San Leone, ma andò distrutta prima dell’epoca dei Casali. La tradizione vuole che gli abitanti di Pierle abbiano preservato la memoria del papa dipingendo un grande ritratto con San Lorenzo e San Vincenzo ai lati, che oggi si trova nella chiesa di San Biagio.
La chiesa di San Biagio, costruita nel 1098 e ricostruita nel 1371 da Francesco Casali, fu oggetto di ulteriori restauri nel 1505 e nel 1629, dimostrando la sua importanza per la comunità locale. In origine sotto la giurisdizione del vescovo di Castello, nel 1325 passò definitivamente alla diocesi di Cortona, segnando un legame stretto con il territorio circostante. L'interno della chiesa si distingue per le colonne e gli archi gotici che si fondono con l'abside decorato, creando un ambiente di grande suggestione. Il fonte battesimale, datato 1648, rappresenta un elemento significativo della storia dell’edificio, così come le opere d'arte custodite al suo interno. Tra queste, una Crocifissione particolarmente animata e una tela della Madonna del Carmine, proveniente dalla chiesa di Val di Vico, che testimonia un forte legame con la tradizione mariana. La campana più antica, datata 1454, e un'altra del 1672 aggiungono ulteriore valore storico, rendendo la chiesa un esempio di continuità tra arte, fede e storia locale.
Le Antiche Chiese della Valle
La Chiesa di San Biagio a Pierle
La Chiesa della Madonna della Croce
L’antica pievania di Danciano, inizialmente sotto la diocesi di Città di Castello e poi di Cortona, comprendeva la chiesa di San Donnino, la cappella della Madonna della Croce e l’oratorio di Danciano, oggi ridotti a tracce e resti. Nel 1779 fu costruita una nuova parrocchia nel santuario di Santa Maria della Croce in Val di Pierle, che inglobò materiali e reperti delle precedenti strutture. Questo nuovo tempio, edificato nella prima metà del '500 e curato e restaurato da don Franco Giusti, ha una pianta a croce latina con quattro archi in pietra, una navata principale lunga 27,9 metri e bracci laterali di 17,2 metri. L’altare maggiore, in pietra serena, ospita un affresco raffigurante Maria Santissima Assunta in Cielo, incorniciato da figure scolpite di animali. Il presbiterio è ovale, mentre il coro e l’altare presentano decorazioni artistiche di pregio.
La facciata, in pietra quadrata con colonne scolpite, riporta iscrizioni del XVI secolo. La porta maggiore, del 1578, e il fonte battesimale, scolpito con sirene e iscrizioni del 1509, testimoniano il legame con l’antica Pieve di Danciano. All’interno, l’antico ciborio del 1587 è ora usato per conservare gli Oli Santi, mentre balaustre e rosoni in pietra arricchiscono l’altare maggiore. Un pozzo rotondo vicino alla canonica e il pilello dell’acqua santa del 1679 sono altre tracce dell’antica chiesa. Tra le opere più significative, il fonte battesimale si distingue per la sua decorazione raffinata e per l’iscrizione “Sine me frustra”, legata alla tradizione cristiana. Il complesso rappresenta un esempio prezioso di recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Val di Pierle.
La Chiesa di San Niccolò di Val di Rose, identificabile con il monastero camaldolese di San Niccolò del Virgiliano vicino a Preggio, ha origini nell’XI secolo. Secondo San Pier Damiani, San Romualdo, fondatore dell’Ordine Camaldolese, visse in questo monastero, il che conferma la sua rilevanza storica. Nel XIII secolo, dipendeva dall’abbazia di San Bartolomeo di Camporeggiano, nella diocesi di Gubbio. Durante questo periodo, vi risiedette il monaco Bucarello, originario di Lisciano Niccone, morto in odore di santità e sepolto sotto l’altare della chiesa, dove una lastra di pietra romanica con aperture ne custodiva le spoglie. Nel 1593, il vescovo Napoleone Comitoli fece riesumare i resti del beato Bucarello per riporli più dignitosamente.
Nel XV secolo, il monastero passò ai monaci olivetani e successivamente sotto il controllo del Monastero di San Pietro di Gubbio. Sopra l’altare maggiore si trova una pala d’altare, capolavoro di Eusebio di Jacopo detto da San Giorgio (Perugia 1470/72-1550 ca), allievo del Perugino, che raffigura la Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari, il Beato Bucarello, la Beata Francesca Romana e San Romualdo. Quest’ultimo, fondatore dell’ordine camaldolese, è rappresentato con il tradizionale abito bianco e il pastorale. La presenza del beato Bucarello nella pala testimonia il forte culto locale a lui dedicato.
La chiesa è un simbolo dell’importanza storica e spirituale dell’Ordine Camaldolese e del legame con le figure religiose locali, come il Beato Bucarello, che continua a essere ricordato per il suo legame con il territorio e il monastero.
La Chiesa di San Niccolò a Val di Rose